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Claude Rifat: Stati di coscienza e sessualità (ALTROVE N°8 – 2001)

CLAUDE RIFAT: Stati di coscienza e sessualità.

Le variazioni degli stati di coscienza sessuali e stati associati
Ho studiato la variabilità della coscienza a partire dal 1976, prima attraverso la scoperta del sogno cosciente e poi grazie alla psicofarmacologia introspettiva come, a suo tempo, il mio illustre predecessore Joseph Moreau de Tours, psichiatra a Bicêtre. Il dottor Joseph Moreau de Tours è un personaggio altamente affascinante, e raccomando la lettura delle sue diverse opere al lettore. Moreau de Tours combinava il rigore scientifico al piacere, il che è una buona filosofia. D’altro canto, non aveva la pretesa di meravigliare ma era guidato da una fiamma interiore, infantile, dal desiderio di scoprire l’ignoto e di segnarlo di tappe. Non era ancora l’era dei “Mercantopitechi”!
La sessualità differenziale: uno stato di coscienza
Nell’uomo e nella donna la sessualità non è che un riflesso particolare di una biochimica cerebrale differenziale che sfocia in differenti stati di coscienza, femminili o maschili. Il sistema nervoso dell’uomo e della donna differiscono dal punto di vista biochimico, e da ciò deriva una coscienza e una percezione originali della realtà esterna di ciascuno dei sessi.
Per convincermene ulteriormente, oltre la realtà teorica, sono passato alla sperimentazione introspettiva, per esempio con il progesterone, l’acetato di ciproterone, l’etinilestradiolo, il baclofene, il gamma-idrossibutirrato, la psilocina, la yohimbina.
Serotoninergicità e ossitosinergicità contro dopaminergicità e oppiacei endogeni: delle volpi e degli uomini!
In tutti i mammiferi il sistema nervoso centrale (SNC) delle femmine è più “serotoninergico” del SNC dei maschi.
Che cosa significa?
Significa che l’attività della serotonina (un neurotrasmettitore) è maggiore, per esempio, nel SNC di una femmina che in quello di un maschio. Questo fatto ha delle conseguenze che vedremo.
È straordinariamente interessante notare, anche, che l’addomesticamento di un animale, come per esempio la volpe della Russia, porta a una modificazione della biochimica cerebrale delle volpi addomesticate rispetto a quella originaria non addomesticata.
E che cosa si constata nelle volpi addomesticate? Una maggiore serotoninergicità! La femmina sarebbe allora un maschio addomesticato? In qualche modo sì, perché l’uomo, per vari suoi comportamenti, è più “selvatico”, più primitivo della donna. La biochimica cerebrale della donna sembra maggiormente dominata dalla serotonina, l’ossitocina, eccetera, mentre la biochimica del sistema nervoso degli uomini sembrerebbe piuttosto dominata dalla dopamina (un altro neurotrasmettitore) e dagli oppiacei endogeni.
Il fatto interessante è che il complesso biochimico serotonina/ossitocina pare opporsi al complesso dopamina/oppiacei, in un’ottica semplificata, beninteso, perché il SNC è molto più complicato.
La coscienza serotoninergica: lo zen farmacologico!
Si possono facilmente osservare i comportamenti della serotonina con la sperimentazione di molecole serotoninergiche, come la zimelidina, la fluvoxamina o il citalopram.
Che cosa si osserva? Vediamolo:
A: un aumento dell’attenuazione (cioè una diminizione) dei pensieri spontanei per unità di tempo. Ciò denota una riduzione della trasmissione di informazione dalla memoria alla coscienza, per abbassamento del metabolismo delle zone effettrici su cui agisce la serotonina.
B: una diminuzione della coscienza, conseguenza logica del fatto che la coscienza contiene meno pensieri per unità di tempo. Si diventa osservatori delle cose invece di agire.
C: passività. La passività è la conseguenza logica dell’attenuazione intensificata.
D: placidità. Qui intendo per placidità una resistenza accresciuta agli stress per assenza di reazione comportamentale.
E: una riduzione se non una scomparsa completa delle motivazioni e dell’affettività, per riduzione del metabolismo delle zone limbiche del sistema nervoso.
F: una riduzione se non una scomparsa completa dei desideri e, in particolare, del desiderio di copula. Questo è la conseguenza di una riduzione metabolica delle zone dell’ipotalamo responsabili del desiderio sessuale.
G: una tendenza generale al sonno oppure a uno stato intermedio tra sonno e veglia, ma privo di pensiero riflessivo, stato simile al sonno senza sogni.
H: un abbassamento se non una soppressione dell’aggressività.
Tutto ciò assomiglia a una sorta di Za Zen farmacologico e ci illumina su quello che, senza saperlo, cercano i monaci zen, e cioè l’intensificazione dei loro processi serotoninergici.
Potremmo anche evocare la ricerca di colui che veniva chiamato “Buddha”.
Tuttavia, si può dubitare che lo Zen possa intensificare la serotoninergicità del sistema nervoso. Il modo più efficace di raggiungere lo stato zen è quello di prendere 300 mg di fluvoxamina al giorno, e per far questo bastano 30 minuti, senza Dalai Lama o altri monaci.
La coscienza ossitocinergica:  lo spirito della socievolezza?
Le ricerche sull’ossitocina centrale sono ancora soltanto nell’infanzia, ma quello che si sa è che l’ossitocina è NECESSARIA nella comparsa del comportamento materno, degli stati di socievolezza e, in linea generale, in tutti i comportamenti relativi alla riproduzione della specie e alle interazioni tra individui di una specie: il loro grado di socievolezza. L’ossitocina calma la disperazione del giovane uccellino “disperato”. Ecco perché l’ossitocina svolge, indubbiamente, un ruolo importante nella socievolezza e nella depressione, perché la depressione non è altro che uno stato di “disperazione acquisita” per inibizione dell’azione che conduce alla gratificazione. La depressione è un deficit di piacere, risultato di un’inibizione della gratificazione, deficit che perturba il funzionamento normale del sistema nervoso centrale, per apprendimento della sconfitta in situazione sociale.
Una molecola che pare intensificare i processi ossitocinergici centrali (in modo indubbiamente indiretto) sarebbe il gamma-idrossibutirato che intensifica la socievolezza fino, talvolta, all’amore.
La coscienza dopaminergica:  degli uomini e dell’ostinazione
La dopamina è la molecola maschile per eccellenza, anche se “dopamina” evoca la femminilità. È la molecola di quella che viene chiamata la “persistenza comportamentale”, comportamento incapace di adattamento, tipicamente maschile. La dopamina è ancora la “molecola della paranoia”, dell’agitazione, dell’azione, della dominazione che richiede sottomissione, dell’aggressività generale eccetera. Insomma, una dannata molecola!
La dopamina pare costituire un contrappeso all’azione “tranquilizzante” della serotonina sui comportamenti. Così come la serotonina spinge alla passività e all’inazione, così la dopamina stimola l’azione e i comportamenti.
Esiste così quella che io chiamo una specie di “bilancia serotonina/dopamina”, che ricorda un po’ i sistemi simpatico e parasimpatico.
In un’ottica cinese, si potrebbe dire che la dopamina è “yang” e che la serotonina è “yin”, ma questa sarebbe filosofia ad oltranza perché nel sistema nervoso tutto è sempre molto più complicato.
L’amineptina è un’eccellente molecola per osservare gli effetti della dopamina su di sé.
In funzione della dose, si constata un aumento delle capacità mentali e fisiche. Più aumenta la dose e più il senso di “fiducia in sé” diventa importante. Intorno ai 600 mg (non ve lo consiglio, la dose abituale si aggira intorno ai 200 mg), la coscienza diventa francamente maschile con quel bisogno assolutamente idiota dell’uomo attivo di mostrare ed esibire le “palle” al mondo intero!
All’inverso, quando la dopamina è ipofunzionale ci si sente “piccoli”, “insignificanti”, “spaventati” e “timorosi” di tutto… si ha voglia di rinchiudersi in un angolo, come un animale spaventato.
Penso che iniziate a sentire fino a che punto una personalità dipenda intrinsecamente da una biochimica soggiacente, essa stessa conseguenza delle informazioni memorizzate per il tramite di una cultura o di un ruolo.
Quando si sente il bisogno di “mostrare le palle” a chiunque si assiste a una scomparsa totale della paura. Si vuol dimostrare “quello che si è”, “di che pasta si è fatti”, lottare contro gli “scandali”, scalare le barricate…
Ecco altrettanti comportamenti dopaminergici.
Lo stesso avviene per gli autisti che si insultano al volante, reciprocamente, come meccanismi ben oliati.
A livello sessuale l’impatto maggiore si situa in questo aumento della fiducia in sé e in una certa diminuzione dell’affettività romantica, benché non si noti molta differenza a livello del desiderio o delle capacità.
L’uomo dopaminergico è l’uomo “sicuro di sé”, pronto a mostrare agli altri “chi è veramente”.
È anche la molecola della persistenza comportamentale, cioè del perseverare in un comportamento inutile, cioè a dire dell’”ostinazione”. Questa ostinazione non è nient’altro, a livello psichiatrico, che una semplice forma di stereotipia.
A forti dosi la dopamina induce, infatti, comportamenti stereotipati privi di supporto e che non sono più adeguati alla realtà. È in questo senso che la dopamina sembra essere essenziale all’INIZIAZIONE di un comportamento.
D’altra parte, contrariamente a un mito diffuso, la dopamina non è certo “la” molecola del piacere e della dolce “euforia”.
La coscienza oppiacea: asocialità e ritirata
Gli oppiacei, come la codeina, la morfina, la pentazocina o la buprenorfina, sono molecole asocializzanti.
Ho sperimentato questi stati soltanto recentemente perché ho avuto sempre un forte odio contro gli oppiacei per il fatto che uno dei miei fratelli, Robert, ne era diventato dipendente, portandolo prima a rovinare la sua vita e poi a morire non si sa bene come all’età di 27 anni…
Inoltre, devo dire che i farmacodipendenti da oppiacei non mi ispirano per niente: rappresentano per me la tragedia di un essere umano trasformato in uno straccio, in relitto zombificato. La prima volta che ho sperimentato (involontariamente) un oppiaceo è stato nel 1989, a seguito di un intervento in cui il chirurgo mi aveva prescritto la pentazocina contro il dolore.
Quello che notai prima di tutto con questa pentazocina era una strana sonnolenza, e una sorta di velo diafano fra me e la realtà esterna, sonnolenza simile, soggettivamente, proprio alla sonnolenza indotta da un inibitore anticalcico: il dilthiazem! Non era affatto gradevole. Dopo qualche giorno, ne parlai con Psi (la mia compagna) quando ebbi improvvisamente l’impressione che non parlasse altro che contro di me, cosa del tutto contraria alla sua natura. Dopo 15 minuti, riflettendoci, e dopo averne discusso con Psi, mi domandai se questa pentazocina non mi avesse reso un po’ paranoico, sentimento per me del tutto nuovo.
Per convincermene, cercai prima nella mia borsa una molecola antagonista della paranoia. Qualche minuto dopo, tutto era tornato normale, come per incanto!
Il mio sospetto si era rivelato giusto. Per convincermene ulteriormente diedi alla nostra cara gatta (chiamata La Vecchia Casseruola, per i suoi miagolii da pentola rotta) un po’ di pentazocina. La Vecchia Casseruola era una gatta ipersocievole che passava il tempo a fare le fusa. Ne andavo molto fiero perché l’avevo educata io! Alla Vecchia Casseruola piaceva molto dormire con noi, coricata sul nostro petto, la testa sotto il mento mio o di Psi, le zampe anteriori ripiegate come un monaco nella tonaca, facendo le fusa. Di tanto in tanto andava a dormire direttamente sotto le coperte, vicino alle nostre gambe. Era dunque una perfetta gatta domestica, socievole al massimo, contrariamente a tanti gatti “paranoici”.
Bene.
La nostra vecchia casseruola, tanto tranquilla e socievole, dopo circa 20 minuti mi guardò in modo strano, leggermente appiattita sul tappeto. Quando andai verso di lei per prenderla scappò, all’improvviso, come se avesse visto il Diavolo in persona! Mai prima di allora la nostra vecchia casseruola si era comportata così. Ogni volta che ci avvicinavamo a lei, ci guardava con quell’aria strana e poi fuggiva come una pazza. Avevo di fronte a me una gatta pentazocinata paranoica! Quando riuscimmo finalmente a catturarla, le feci inghiottire lo stesso antidoto che avevo preso io e, dopo 30 minuti, era ritornata normale.
Questo dimostra che si ha sempre bisogno di un gatto in casa, non si sa mai!
Dopo aver constato gli effetti deleteri di questa “porcheria” di pentazocina credo che buttai l’intera scatola nella spazzatura, preferendo il dolore ad effetti tanto disforici. Fu così che feci la conoscenza di un oppiaceo.
Tempo dopo sperimentai la codeina. Che cosa si prova con la codeina? Quello che colpisce è che ci si sente sconnessi dall’esterno, rinchiusi in una sorta di bolla invisibile che altera la percezione normalmente gradevole della realtà esterna. È come essere, improvvisamente, soli in mezzo agli altri, separati da loro da questa maledetta barriera invisibile.
Devo dire che, per me, che sono di temperamento comunicativo e socievole, questo isolamento codeinico lo sento molto disforico, come una sorta di prigione psicologica, una cella senza muri! L’unica cosa che mi premeva, dopo questa ingestione di codeina, era che finisse l’effetto il più presto possibile, con questa psicotropicità tanto sgradevole.
La sperimentazione con la morfina o la buprenorfina non fece che confermare gli effetti asocializzanti degli oppiacei. Con la buprenorfina si può restare a non fare niente per ore e a poco a poco si diventa non solo ritirati ma anche anormalmente aggressivi.
Per quanto concerne la sessualità, gli oppiacei hanno la tendenza a rendere impotenti e disinteressati. Si è preoccupati soltanto di se stessi e si ricerca l’isolamento. Gli orsi che vanno in letargo agiscono forse per uno stimolo degli effetti dei loro “oppiacei” endogeni? Quello che è interessante sapere è che l’ossitocina e gli oppiacei endogeni paiono avere effetti comportamentali opposti, probabilmente attraverso mediazioni complesse noradrenergiche, serotoninergiche eccetera.
È molto curioso che degli esseri umani possano trovare un interesse qualsiasi a queste molecole che non apportano nulla, se non una chiusura sul mondo.
Ho notato invece delle personalità chiuse, controllate, che parevano euforiche con un oppiaceo come la buprenorfina. Ho osservato questo fenomeno in particolare negli anglosassoni, per natura chiusi e riservati, e in un cinese tailandese. Ma questo esula dalle nostre riflessioni.
La conclusione di tutto questo è che, secondo me, la coscienza oppiacea è una coscienza asociale e amotivazionale in cui non si tratta più né di sessualità né d’altro: il nulla.
La coscienza psilocinica: il Pene e il Fungo
La psilocina è una molecola che si trova in certi funghi dei generi Stopharia, Psilocybe, Panaeolus, Copelandia, e anche Inocybe, eccetera.
I funghi psilocinici più noti in Europa sono la Psilocybe semilanceata, la Psilocybe bohemica (psilocybe di Boemia), la Psilocybe azurescens (che contiene forti quantità di questa molecola), la Stropharia (psilocybe) cubensis o “siamensis” (detto fungo di Sant’Isidoro). Ne esistono più di dodici specie in Giappone come lei Psilocybe venenata, merdaria, coprophila, eccetera.
La psilocina è una molecola derivata dalla serotonina, e se ne differenzia per un’idrossilazione in posizione 4 invece di 5 e per la sostituzione dei due idrogeni della funzione amina con due metili (CH3).
Normalmente, i funghi psilocinici contengono più psilocibina che psilocina, ma solo la psilocina è attiva. Quando questi funghi vengono esposti all’aria, per lo meno se sono schiacciati, bluificano.
In pochissime persone, la psilocina ha un potere notevole: induce un orgasmo continuo e indipendente dall’eiaculazione nell’uomo. Questo orgasmo è probabilmente dovuto all’attivazione diretta, da parte della psilocina, delle zone del cervello responsabili dell’orgasmo. L’orgasmo psilocinico è quindi indipendente dagli orgasmi dei sensi e puramente centrale e endoreale. Dura circa quattro ore, cosa che, per un uomo, è una vera e propria estasi paragonata al grottesco orgasmo di due o tre secondi ottenuto con la stimolazione del pene! In poche ore, un uomo o una donna accumuleranno un piacere sessuale equivalente a decine di anni di attività sessuale! Questo orgasmo centrale indipendente dall’eiaculazione e dagli organi di senso l’ho chiamato “iperorgasmo”, perché, oltre tutto, è molto più intenso dell’orgasmo comune. Un uomo in iperorgasmo ricorda più una donna al culmine dell’eccitazione sessuale di un uomo che arriva “in cima alla collina” del suo orgasmo di debole durata e intensità. L’iperorgasmo inizia circa 20 minuti dopo l’ingestione di psilocina e continua per circa 4 ore con un ritorno alla normalità che si dilunga ancora fino ad un’ora. Poiché la psilocina ha anche altri effetti psicotropi, la coscienza psilocinica in stato di iperorgasmo è una cosa che tutti dovrebbero vivere nella vita, per esempio una volta al mese.
Descrizione della coscienza psilocinica in “estasi”
Descriverò qui il mio caso personale che è piuttosto eccezionale poiché la maggior parte delle persone non ha iperorgasmi sotto effetto di psilocina. Ho sentito tuttavia parlare di una giapponese altrettanto recettiva a questa qualità psilocinica.
A. Coscienza psilocinica senza iperorgasmo associato.
In questa variazione della coscienza, si prova una calma e una profonda quiete. Si diventa introspettivi e portati alla contemplazione. Questo, probabilmente, è la conseguenza dell’attivazione metabolica della corteccia frontale da parte della psilocina, attivazione che ci fa momentaneamente “avanzare” nella scala evolutiva poiché è proprio lo sviluppo della corteccia frontale a differenziare essenzialmente l’uomo riflessivo e “ragionevole” dagli altri animali. È grazie a questo che l’uomo può “prendere le distanze” dalle sue percezioni e comportamenti. La maggiore attivazione della nostra corteccia frontale ci rende dunque più umani e prendiamo, in tal modo, ancora più le distanze sulle cose e diventiamo più pensanti e più coscienti di una molteplicità di connessioni che normalmente ci sfuggono, un po’ come gli animali meno “corticali” di noi. Mi viene in mente una poesia famosa di Baudelaire sulle “foreste di simboli”. Non c’è dubbio che le sue esperienze cannabiniche devono aver sviluppato in lui una maggior percezione delle connessioni tra le cose, queste foreste di simboli, appunto! La psilocina ci dà anche un’idea degli uomini del futuro, e con essa facciamo in qualche modo un tuffo temporaneo verso il Futuro. L’esoreale riappare come reincantato e, proprio per questo, la paura della morte cui siamo abituati scompare, e si sente una specie di fiducia nella vita. Un gatto o un cane, vicino a noi, ci paiono condividere lo stesso spazio di realtà esterna, gli alberi di cocco, lontani, sembrano chiamarci, con i movimenti delle loro palme, mentre quelli vicini paiono animati di movimenti propri degli esseri viventi. La natura pare un grande essere vivente invece che questa grande delusione minerale dell’esoreale. Nel cielo, le nuvole paiono solidificarsi in diversi strati, come cupole grigiastre poste sulle nostre teste. Ci si aspetta di vedere il cielo aprirsi perché ne sorga chissà quale divinità, santo o arcangelo celeste, “tepi” siamese (sorta di angelo della mitologia siamese), se non Dio stesso. Nel cielo le nuvole assumono un aspetto di oggetti noti, visi, conigli, eccetera. Vedo anche gruppi di danzatrici siamesi reiterati, che danzano una sorta di “ram uong”, ruotando (la ram uong è una danza di paese divertente e graziosa, che si balla in cerchio). Sono danzatrici reali, con abiti brillanti e “cappelli” molto caratteristici, che si slanciano come “chedi”, ornate di gioielli, verso il cielo. Di fronte a me guardo due palme di cocco vicine: il verde esce e diffonde fuori dalle palme, come raggi di un ventaglio pronti a ricongiungersi. Vedendo il mare immagino il colore viola ed ecco l’acqua, dove focalizzo lo sguardo, assume una tinta malva violacea. La sabbia bianca sulla spiaggia pare calda. Il mondo appare sereno perché pieno di senso. All’arrivo del tramonto, le luci assumono la brillantezza che avevano quando ero bambino.
Perso fra gli alberi di cocco devo sforzarmi per ritrovare la mia via.
A Bangkok, invece, non ho questo problema. Cammino sui marciapiedi caldi, contemplativi. La vita pare straordinariamente insignificante. Sedendomi in un bar che si chiama “Siam Giusco” per prendere un caffè, guardo le cassiere e noto che la mia attenzione può delocalizzarsi e inglobare, distintamente e separatamente, l’attività di ognuna delle cassiere, fenomeno del tutto sorprendente.
Questa DELOCALIZZAZIONE della coscienza è probabilmente il risultato della stimolazione metabolica della corteccia frontale operata dalla psilocina e prospetta che questa sarà probabilmente la percezione di esseri umani più complessi di noi, in un futuro non molto lontano. L’attivazione metabolica della corteccia frontale da parte della psilocina significa che questa parte, così umana, del SNC, funziona meglio del solito, dandoci una visione più estensiva, più chiara delle cose e della loro complessità.
La psilocina è la molecola della complessità intellettuale, una molecola aristocratica per i filosofi e tutti coloro che ricercano, pensano, vogliono sviluppare la loro intelligenza. Non è una molecola da plebei!
Poiché la psilocina è un agonista dei recettori 5-HT2a, sembrerebbe che questa stimolazione delle funzioni nobili dell’uomo avvenga attraverso un’attivazione dopaminergica che intensifica il metabolismo della corteccia frontale. La psilocina è quello che chiamo una molecola “pensogena”, che intensifica cioè i processi del pensiero propri dell’uomo, attraverso l’intensificazione del metabolismo della corteccia frontale. La si potrebbe anche chiamare “cogitatiogena”, dal latino di “pensiero”.
Ritengo che tutti i nostri contemporanei dovrebbero iniziarsi ai pensogeni cogitatiogeni, perché oggi quello che manca è il pensiero in questo mondo mercantilista ed ebete di citrulli “mercantopitechi” decerebrati!
Questa attivazione del metabolismo della nostra zona corticale frontale, attraverso i pensogeni, ci fa penetrare nel mondo degli esseri umani di domani, più coscienti, in permanenza…
Ci dà un’idea di quella che sarà la complessità del pensiero nei nostri discendenti dal sistema nervoso reso più complesso grazie alla “neuromorfogenetica”. Così, contrariamente a quello che ripete l’IGNORANZA popolare, le molecole pensogene (erroneamente chiamate “allucinogene”, termine peggiorativo), sono gli strumenti dell’INTELLETTUALIZZAZIONE della specie. Strumenti che un giorno saranno apprezzati da tutti coloro il cui lavoro è pensare: scrittori, poeti, scienziati.
Queste molecole ci fanno letteralmente penetrare nel sistema nervoso dei nostri discendenti, intravvedere la complessità dei loro pensieri. Coloro che eruttano, eiaculano inquisizioni da Medioevo contro queste molecole sono da porre allo stesso livello dei monaci che volevano vietare a Galileo di constatare la presenza di macchie sul sole, attraverso la sua lente.
I pensogeni sono i “microscopi” del pensiero e i “telescopi” del futuro perché, con essi, inizia ad apparirci lo spirito delle persone del futuro, a noi primitivi del XX secolo.
Classificare, per colpevole ignoranza, i pensogeni come “droghe” è una baggianata dello spirito. È come il Selvaggio che corre impaurito di fronte al proprio riflesso o che distrugge la radio che non può comprendere, nella sua mente ancora scimmiesca di Selvaggio. Perciò coloro che vietano a tutta la società di far ricorso regolarmente ai pensogeni equivalgono a degli orangutan limitati, a degli homo erectus che ululano di paura di fronte agli homo sapiens.
Insomma, il trattamento riservato di pensogeni dopo la grande paura degli Spagnoli, in America, di fronte a queste diavolerie, è assolutamente CRIMINALE. Si tratta di un grave CRIMINE CONTRO L’UMANITÁ perché, con la coercizione dell’ignoranza, si costringono gli esseri umani a non evolvere, a restare confinati al Paleolitico, persi in piena età delle Scienze e della Tecnologia.
I pensogeni rendono più complessa l’autocoscienza dell’uomo e lo allontanano dunque, a poco a poco, dalla sua semicondizione di animale posto ancora tra i pongidi e i futuri reali esseri umani. Siamo soltanto una specie che passa, il legame necessario tra lo spirito dei pongidi e lo spirito dei nostri discendenti più umani, perché più coscienti. Siamo l’anello mancante tra i Barbari e gli esseri civilizzati del Futuro.
La psilocina ci mostra che la coscienza dell’uomo comune è ancora molto primitiva, semplicistica. Ci permette anche di comprendere perché gli esseri umani attuali non potranno MAI immaginare le motivazioni di intelligenze più evolute… Non possono neppure comprendere una coscienza appena più evoluta della loro, i poveri diavoli: la coscienza psilocinica!
Siamo ancora dei poveri disgraziati, i pezzenti dell’Intelligenza e la psilocina è un po’ come l’ostia del Cristo che ci apre il cammino dell’evoluzione.
Tra la coscienza attivata dalla psilocina e la coscienza ordinaria vi è un salto qualitativo. Passiamo dal pezzente “galattico” all’aristocratico della “Via Lattea”. A voi indovinare quello che intendo con queste immagini.
Ecco perché la psilocina rappresenta un’iniziazione alla Complessità. Prossimamente, gli adolescenti al termine della scuola secondaria dovranno passare la “maturità della psilocina”, l’iniziazione che li farà entrare nel mondo degli adulti. Ho passato questa maturità all’età di 37 anni. Mi sono subito reso conto di quanti anni ho perso. Non sapevo che l’intelligenza futura era proprio qui, sottomano, in volgarissime psilocybe!
L’intensificazione dell’autocoscienza ha risultati interessanti fra cui, in particolare, l’uscita dal processo mercantilista tanto arretrato. I mercanti non assomigliano più che a “mercantopitechi”, “paleopitechi”’ più vicini al Pongide che all’Uomo. Si arriva a commiserare questi poveri esseri in contrasto con la loro coscienza.
In questo momento vengono portate avanti ricerche di punta, nella Svizzera tedesca a Zurigo, sulle variazioni metaboliche generate dalla psilocina e dalla ketamina nel sistema nervoso centrale, attraverso la tomodensitometria detta PET (tomodensitometria a positroni/elettroni). Queste ricerche giugono proprio a dimostrare le proprietà stimolanti della psilocina sul processo del pensiero. La psilocina è ancora allo stadio del Medioevo: è il Diavolo. Di fatto, è il Pomo del Sapere! Guardate il mare con la psilocina, una volta… e mai più lo guarderete come prima. Guardate un essere umano, di fronte a voi, e mai più guarderete queste povere creature semipensanti come prima.
La psilocina ci apre la porta del progresso. È la continuazione diretta del lavoro intrapreso e iniziato dagli Enciclopedisti e dai pensatori del Secolo dei Lumi. La psilocina è, così, perfettamente adattata alla cultura intellettuale francese e latina. Se Bougainville, Diderot, D’Alembert, Voltaire, Rousseau avessero assunto regolarmente psilocina, che cosa avrebbero scritto?
B. Coscienza psilocinica in iperorgasmo.
In questa variazione della coscienza il fatto predominante è l’”estasi” sessuale e le sue ramificazioni psicosimboliche. L’iperorgasmo inizia con una sensazione improvvisa nella regione del basso ventre. Si ha quasi voglia di piegarsi dallo choc! Si avverte anche come una sorta di sensazione di calore in questa regione e ogni eventuale dolore scompare. Se ciò avviene mentre altre persone sono attorno a noi, ci si sente un po’ a disagio, perché la sensazione è così intensa che si preferisce restare soli.
Camminare su un sentiero, sotto gli alberi di cocco e di fronte a turisti che passeggiano, in questo stato, è un’esperienza per lo meno abbastanza interessante. Rientrati a casa, per esempio in una bella capanna di palme, all’ombra, da qualche parte nei dintorni di Siam, a “Surat Tani”, tra belle donne brune dagli occhi ridenti a mandorla, ci si stende sul letto e…
La cosa più straordinaria che succede allora è che si ha l’impressione di aver finalmente raggiunto quel punto simbolico in cui la nostra immaginazione cristiana ci fa concepire l’unione dell’uomo e della donna: diventare l’altro. Non mi sento più come uomo ma come donna con un pelo esterno da uomo. Toccandomi ovunque non tocco me ma una donna amata, sono diventato donna anche se lo specchio mi rimanda la mia immagine abituale. Toccarmi diventa un piacere immenso. La passività e i sospiri spasmodici caratterizzano questo orgasmo di tutti i secondi. Impossibile muoversi, fare qualcosa, perché l’estasi è così profonda, intensa. Viene da riflettere allora sulla povertà dei maschi comuni relegati a un orgasmo di qualche secondo: com’è grottesco! Poveretti, tutta questa agitazione fisica per tre secondi, mentre invece…
Sentendo il pianto di un bambino in lontananza ho l’impressione che, in un’eternità temporale, sono io a partorire, in ogni secondo. Non sento più il bisogno dell’altro perché sento di essere diventato totalmente questo altro femminile che cerchiamo di raggiungere nella nostra cultura cristiana. Spasmi, sospiri, immaginazione, ansiti, e dura, dura per l’eternità. Dopo quattro ore l’orgasmo si acquieta e si sente un dolce rilassamento generale, una pace interna, una profonda felicità.
A poco a poco la sensazione di calore nel basso ventre si dissolve. Ancora qualche minuto e sarò tornato nell’incastro cementificato della coscienza ordinaria. To’! Un dolore di ernia che avevo è svanito! E questo durerà ben una settimana!
Le copulazioni usuali che seguono questo iperorgasmo danno sensazioni molto più intense e spasmodiche per qualche tempo, e sembra persino che la sensibilità generale del corpo intero al piacere resti definitivamente. È come se tutto il corpo avesse imparato ad essere erogeno.
Tutto questo suggerisce un fenomeno di allenamento, molto tipico dell’ossitocina, d’altronde, perché l’ossitocina è anche legata all’orgasmo. Alcuni ricercatori hanno così constatato che, durante l’orgasmo (cosa molto curiosa), il retto ha movimenti spastici (nell’uomo come nella donna) e che l’intensità soggettiva dell’orgasmo era funzione di questi spasmi. Sorprendente. Ma perché il retto ha degli spasmi? L’unica logica che possa immaginare è che si tratti di un comportamento “vestigiale” cloacale. Infatti un tempo gli organismi complessi non avevano che una cloaca… Questo potrebbe spiegare il piacere anale in persone che praticano questa forma inusuale e curiosa di sessualità. Si può ancora capire che un uomo possa sentire un’estasi attraverso l’ano (con un massaggio prostatico, come sanno i medici proctologi), ma è difficile comprendere come una donna possa provare un’estasi anale poiché, evidentemente, l’ano non ha una funzione riproduttiva.
A livello dei recettori coinvolti in questo fenomeno di stimolazione centrale dell’orgasmo, occorre di nuovo parlare di una stimolazione dopaminergica delle regioni nervose generatrici dell’orgasmo, a seguito dell’attivazione dei recettori 5-HT2a. L’ossitocina svolge probabilmente anche un ruolo importante che però è ancora da identificare.
Conseguenze sociologiche delle molecole derivate dalla psilocina nella terapeutica
Per il momento, almeno, non esistono ancora molecole derivate dalla psilocina in grado di permettere a tutti di “orgasmare” tranquillamente a casa sua! La ragione è da ricercare nel terrorismo intellettuale che ha regnato oltre-atlantico negli anni ‘60 e che è sfociato in un embargo intellettuale sulle ricerche riguardanti le molecole che stimolano i recettori serotoninergici 5-HT2a. La società castratrice “yankee” (nel senso peggiorativo del termine; la parola “yankee” è una deformazione indiana della parola francese “inglese”) e ossessivamente puritana ha ricevuto uno choc psicologico terribile all’avvento di queste molecole che promettevano, letteralmente, di dividere in modo meccanicistico i processi del pensiero.
Per dei credenti fanatici era del tutto eretico voler ricondurre l’uomo alla biochimica, anche complessa. Allora costoro hanno fatto come tutti gli Inquisitori di tutte le epoche. Hanno demonizzato la ricerca su queste molecole eretiche che li perturbavano tanto attraverso una propaganda mediatica intensiva (la preparazione del rogo, in qualche modo) destinata a diffondere menzogne credibili nella maggioranza ignorante e incapace di riflettere su questioni scientifiche di questo tenore. Di modo che la maggioranza si è sottomessa e prostituita poiché il terrorismo intellettuale è, se posso dire, una persecuzione da “ayatollah”.
Soltanto ora, dopo 30 anni persi per la Conoscenza, si è ricominciato a studiare queste molecole. Sfortunatamente gli agonisti serotoninergici 5-HT2a sono andati in mano agli statunitensi invece che agli europei, più sereni. Queste molecole minacciavano, infatti, i fondamenti religiosi su cui erano e sono ancora basate le credenze al di là dell’Atlantico. Questo è il motivo per cui non esiste nessuna ricerca sugli effetti orgasmogeni della psilocina, e dobbiamo rabbiosamente deplorarlo perché, se così non fosse, disporremmo da tempo di molecole specifiche per l’attivazione delle zone del sistema nervoso reponsabili dell’orgasmo che mi piace definire, nei miei scritti poetici, l’”alta collina”. Se fossero state sviluppate, queste molecole avrebbero potuto efficacemente combattere e arginare la diffusione dell’AIDS. Infatti, quando si può conoscere l’iperorgasmo con una compressa, non si prova più tanto il desiderio di mettere in pericolo la propria vita per qualche secondo di piacere passato con un partner a rischio.
Quando esisteranno, queste molecole permetteranno la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale nei paesi a contaminazione venerea elevata. Permetteranno per esempio agli uomini di dimenticare il turismo sessuale e saranno molto probabilmente uno strumento efficace per l’eliminazione della prostituzione, delle case chiuse e del prossenetismo. Queste molecole psilocino-mimetiche dovrebbero permettere di quasi sradicare la prostituzione. Le immagino un po’ come i farmaci antimalarici preventivi. D’altro canto, ridaranno gioie ed estasi agli impotenti o alle donne frigide o diventate frigide. Si preannuncia tutta una rivoluzione sociologica, quando l’orgasmo diventerà banale come croissant, pane e burro.
L’estasi sessuale alla portata di tutti, è lecito credere che l’uomo passerà meno tempo a far guerra e più tempo nei piaceri immemori che gli possono procurare i suoi genitali. Si può anche prevedere un’associazione psilocino-mimetici e gamma-oh-mimetici che sicuramente metterebbe fine all’aggressività intraspecifica catastrofica degli uomini maschi.
La coscienza gamma-Ohesca
Il gamma-OH è il primo rappresentante di una nuova classe di molecole dette socievolizzanti. I socievolizzanti sarebbero molecole che stimolano la trasmissione ossitocinergica centrale. Esistono, per ora, due classi di socievolizzanti:
A. Il gamma-OH e i suoi derivati.
B. L’MDMA e derivati atossici, come l’MDMAI e l’MMAI.
Il gamma-OH ha un’azione notevole sulla sessualità:
1. Stimola la tenerezza e l’affettività.
2. Stimola il desiderio dell’altro.
3. Stimola il desiderio di toccare l’altro, fisicamente e psicologicamente.
4. L’altro diventa fortemente attraente e gli si attribuiscono mille bellezze endoreali. Per esempio, una donna sembrerà una dea, l’essenza stessa della vita, lo scopo della vita, il che ovviamente può portare a un’estasi amorosa molto intensa.
5. Stimola la sensibilità del clitoride. Diminuisce invece le capacità erettili dell’uomo senza tuttavia disturbare l’azione.
6. Intensifica e delocalizza la sensibilità delle zone erogene. Il corpo intero diventa oggetto di piacere, di venerazione senza limiti, talvolta.
Il gamma-OH è spesso afrodisiaco per le donne che sono normalmente piuttosto riservate. È molto efficace per ravvicinare gli esseri fino all’amore. È sempre afrodisiaco per l’uomo. Il piacere sessuale con gamma-OH è molto intenso e può raggiungere un limite che non si supera più: la sazietà sessuale. La coscienza amorosa rende allora l’altro come trasfigurato, nuovo. Tutto il suo essere diventa oggetto di desiderio normale o a tendenza mistica. D’improvviso, qualsiasi cosa provenga dall’altro assume un significato adorabile per noi. Per fare un esempio, una volta la mia carissima Psi venne a guardare, non so più perché, uno stronzo che avevo fatto sulle foglie, per terra (il gamma-OH dà spesso una voglia gradevole di defecare. Così succedeva a K. di defecare ogni volta che prendeva il gamma-OH). Su questo stronzo avevo messo (neppure so più perché) un rametto. E Psi disse allora, le mani giunte, come una bimbetta in adorazione di fronte al suo orsacchiotto: “Oh, che bello lo stronzetto di Claude, con una bandierina!” E contemplammo allora questo stronzo scintillante sotto il fogliame ondeggiante sul lago di Carcès, nel Var, paese di mia nonna. Pagnol avrebbe potuto riprendere questa scena bella e commovente, per lo meno per i suoi attori! Nascosti nei cespugli facevamo l’amore, a circa 50 metri dalle persone sulla riva, senza nessun imbarazzo. Quelle persone ci parevano allora semplicemente fuori dal nostro universo, molto lontane da noi. Non potevano disturbarci più del gatto che passeggia accanto. Sorprendente.
L’AMMIRAZIONE è un fenomeno frequente osservato sotto gamma-OH. Il senso di “profondità” delle cose anche: contemplando un palo su un marciapiede, oppure il muro soleggiato, di fronte a noi, ci paiono “pieni di senso” perché il gamma-OH è anche una molecola significatogena, che induce cioè il sentimento di un senso nascosto delle cose, un po’ come le molecole pensogene.
La coscienza baclofenica
Il baclofene è la molecola della fregola nei maschi, se posso dire. Il baclofene è, come il gamma-OH, un attivatore della triptofano-drossilasi e un agonista dei recettori GABAb. I recettori GABAb diminuiscono in particolare la trasmissione gabaergica mentre un farmaco noto quale il TEMESTA intensifica invece la trasmissione gabaergica. Un derivato del baclofene è stato o è ancora utilizzato in Russia come antidepressivo: questo derivato è, di fatto, il baclofene, ma con un atomo di cloro del clorofenil in meno. La biochimica del sistema nervoso è complessa perché, per esempio, il muscimolo (molecola estratta dall’Amanita muscaria) è un agonista gabaergico ma ha proprietà vagamente “allucinogene”.
Da 20 a 30 mg di baclofene stimolano l’umore e la recettività alle cose piacevoli. Da 50 a 60 mg stimolano il desiderio di copulazione ma un desiderio primitivo, senza emozioni, che ricorda il “desiderio di inserzione, di penetrazione”, desiderio assente nelle donne, ovviamente, per la loro pace interiore! Infatti questo desiderio primitivo, triviale, che arriva dal profondo del tempo è il desiderio animale bruto, senza modulazione affettiva attraverso il sistema limbico della memorizzazione corticale. È quello che spinge gli uomini a desiderare di penetrare qualsiasi cosa, dal banano in Brasile alla gallina o alla capra, insomma tutto quello che ha davanti. Questo istinto di inserzione lo si ritrova anche nella coccinella che non ha quasi cervello. Questo per dire che è una cosa veramente grossolana.
Si ritrova questo desiderio di inserzione, ma attraverso un simbolismo del linguaggio, nei giochi degli uomini, dal calcio alla guerra. In alcuni (i più primitivi) questo desiderio è legato a un’aggressione, un po’ come nel caso dell’orangutan che insegue e violenta, senza altra forma di procedimento, le “orangutane”.
Alcuni esempi di simbologia verbale: “li sfonderemo”, “gli sfonderò il”, “sfondatelo”, “dobbiamo schiacciarli”, eccetera. Basta esaminare alcuni film pornografici per scoprire alcuni comportamenti estremamente primitivi degli uomini: desiderio di penetrazione, desiderio di sottomettere, desiderio di schiacciare, di dominare, di umiliare, di schiavizzare, se non di far soffrire.
La coscienza baclofenica è caratterizzata da un estremo piacere di copulazione, dal godimento di essere maschio. La donna pare diventata una torta che si mangia psicologicamente con la penetrazione ritmica. Il pene stesso si trova investito di capacità più intense del comune, riprendendosi presto da una stanchezza temporanea per ricominciare a giocare “a serrecropierre” come diceva Rabelais. Il piacere della penetrazione ritmica è molto forte nella coscienza baclofenizzata: ogni movimento (per esempio l’oscillazione di un gluteo, dei glutei, di un seno, dei seni) provoca nel maschio un grande piacere di immaginazione. La donna, “sottomessa”, pare un oggetto personale di piacere: i suoi glutei, le sue gambe, i suoi piedi, i suoi capelli, la sua testa, il suo corpo, i suoi sospiri, tutto pare appartenerci!
La coscienza baclofenizzata è il godimento del Re Monarca Assoluto sulla femmina, femmina assoluta. Io sono il Sole Râ, Faraone, Ramses che trionfa …dei glutei sottomessi al mio giogo (è il lato maschile, dovremmo anche discutere del punto di vista di volpe furba della donna intelligente che sa benissimo utilizzare a proprio profitto questo istinto di dominazione/sottomissione dell’uomo…)! Ogni eiaculazione pare come un trionfo dell’onnipotente Faraone che sento momentaneamente di essere… Mille glutei immaginari, di fronte a me, si stendono e li domino tutti con il mio “chemmt” reale… illusione!
Sotto effetto di baclofene, ancora, le cose appaiono calde, dai colori dolci, il mondo opalino: le forme femminili si associano, nell’immaginario, con il cibo: crema al cioccolato, crema, creme caramel, eccetera.
Non si sa perché, la penetrazione fa pensare all’ingestione di un budino alla crema, di un cioccolato alla crema, eccetera. Probabilmente questo dipende dall’immaginario di ciascuno, suppongo.
Insomma, la donna è diventata un cioccolatino, una caramella, e l’uomo il mangiatore del cioccolatino, il mangiatore di caramelle: il Padrone delle Chiappe! La donna è diventata fatta per mettersi in lordosi, con i glutei ben arcuati, in posizione di sottomissione: sono diventato il “Maschio” in tutto il suo splendore, il Dio Râ, colui che controlla e insemina tutte le femmine in attesa, con le chiappe innalzate al cielo. M’immagino molteplice, Faraone di tutte le mie schiave offerte a me per il mio solo piacere perfettamente egoista. Sono il Dio dell’Egitto, Amon-Râ colui che dà la vita e a cui tutte le cose obbediscono… e trallalà (professor Tournesol)!!!
Ecco dunque, oh lettore, alcune illusioni della coscienza baclofenizzata. Sono interessanti perché permettono di comprendere bene la psicologica del maschio.
La coscienza yohimbinica: induzione del desiderio
La yohimbina è una molecola antica estratta da una pianta africana. La yohimbina è quella che viene definita una molecola agonista dei recettori alfa-2-noradrenergici. Apparentemente, questi recettori hanno qualcosa a che fare con il DESIDERIO e la motivazione sessuale, perché la loro stimolazione comporta, dopo un tempo di latenza di almeno alcuni giorni, la comparsa improvvisa, brusca (come nel periodo dell’adolescenza) del desiderio sessuale nel maschio. La yohimbina sarebbe efficace sia nella donna che nell’uomo. Per contro, pare agisca su una percentuale ridotta di persone. La yohimbina tuttavia, se presa un’ora prima del rapporto, scatena un aumento del piacere sessuale molto sensibile a livello genitale. A lungo termine, invece, induce la comparsa del desiderio sessuale maschile in tutta la sua semplicità primitiva.
Un giorno ero tranquillo, in un autobus a Bangkok, fino al momento in cui la mia attenzione si soffermò sulle chiappe magnificamente prominenti di una donna siamese posta proprio davanti a me. Fu uno choc, come il primo choc sessuale per l’adolescente maschio alla vista di una donna di cui non percepiva, in precedenza, un’attrazione a quel livello. Di colpo sentii un desiderio violento di penetrazione (desiderio così tipicamente maschile!) ed ebbi un’erezione tremenda per due ore. Riuscivo a malapena a contenermi e avrei potuto “saltare addosso” a qualsiasi femmina consenziente tanto era intenso il desiderio! In questo stato, la coscienza è invasa dal desiderio e gli oggetti sessuali del desiderio (in questo caso, le chiappe) diventano preda di un’intensa fantasmagoria.
Sotto effetto di yohimbina, il desiderio non ha nulla di artificiale e rappresenta un desiderio del tutto naturale se se ne analizza la sensazione e l’impatto, contrariamente al baclofene che trasforma le donne in cioccolatini o caramelle da mangiare avidamente, o in schiave arcuate del Faraone. Inoltre, con la yohimbina, una volta passato l’atto, si ritrova la propria coscienza ordinaria preoccupata da altro che dalla copulazione, il che non succede nella coscienza baclofenizzata in cui non si è mai sazi.
È interessante notare che la yohimbina viene talvolta utilizzata come coadiuvante di farmaci antidepressivi e che gli agonisti alfa-2-noradernergici, come la clonidina (antipertensivo) possono al contrario indurre depressioni e idee di suicidio. La noradrenalina pare dunque importante nell’azione e nelle motivazioni, sessuali o altre. Contrariamente alla leggenda, notiamo che l’effetto afrodisiaco della yohimbina è puramente un effetto centrale.
La coscienza captoprilica
Il captopril è l’antidesiderio (talvolta irreversibile), l’antimotivazione. È la molecola dell’indifferenza, del menefreghismo, del “fa lo stesso”. Che cos’è allora questo strano captopril? È un antipertensivo che ha la proprietà di smussare sentimenti e desideri, se non di rendere impotenti per sempre. Il captopril è quello che si chiama un “timoanestetico” perché anestetizza l’umore, probabilmente per riduzione del metabolismo delle regioni del sistema limbico coinvolte nelle emozioni. La coscienza captoprilica è indifferente alla stimolazione sessuale, si possono vedere tutte le foto o film di donne nude possibili, non evocano nessun pensiero! Gli altri uomini paiono allora ben agitati da tutte queste storie di sesso.
Variazione della coscienza sotto effetto di progesterone, acetato di ciproterone, eccetera
Per conoscere l’altro, non è tanto importante il discorso quanto la “condivisione” di una biochimica cerebrale omologa. Che cosa fa la cultura se non agire su quello che è il substrato molecolare: la neurobiochimica. Se le persone di una data cultura si capiscono, è poiché condividono delle omologie di biochimica cerebrale. Essendo uomo, non potrei capire meglio la coscienza femminile, per esempio, che modificando, almeno temporaneamente, la mia biochimica centrale in un senso biochimico più femminile. Consiglio vivamente a tutti gli uomini di fare questo esperimento che aprirà loro altre strade del pensiero. Alla fine essere una donna o un uomo equivale a essere entrambi intossicati, cronicamente, da molecole differenti il cui risultato è una percezione differente della realtà interna o esterna. Nessun uomo può, per esempio, intellettualmente “comprendere” che una donna possa avere un desiderio sessuale contrario al suo, cioè il desiderio di farsi penetrare invece di penetrare. Ebbene, signori miei, vi raccomando la sperimentazione del progesterone! Ne sarete stupiti. Dopo una settimana di sperimentazione notai, d’improvviso, la comparsa sorprendente di questo desiderio così contrario alla “mascolinità”. Questa scoperta è incredibile: ebbene sì, si poteva desiderare la penetrazione invece di penetrare. Che godere di immaginazione nuova il sentirsi donna per un momento! Biochimica! Questo genere di sperimentazione permette di capire molto meglio l’altro perché il ricorso resta in seguito memorizzato.
L’acetato di ciproterone, nella misura di qualche mg al giorno, induce anch’esso variazioni di coscienza ma diverse da quelle del progesterone. La prima cosa che si nota è, fatto notevole, una variazione nella percezione dei colori e dello spazio. I colori appaiono più caldi, lo spazio più tridimensionale, pregno di quiete. Poi si constata (questo è successo a me per lo meno), la comparsa di una sensazione sconosciuta e strana nel petto in concomitanza con una sensibilizzazione erogena di questa zona. D’improvviso il petto, che non ci procurava alcun piacere, diventa sensibile, e molto, al godimento. Progressivamente, le capacità erettili diminuiscono in concomitanza con un’INTENSIFICAZIONE del sentimento amoroso, contrariamente al baclofene che stimola le capacità erettili diminuendo fortemente il sentimento amoroso. L’orgasmo diventa più difficile da raggiungere, visti gli effetti deleteri di questa molecola sulle capacità erettili, ma l’orgasmo ne risulta paradossalmente intensificato da un grande “slancio amoroso” molto femminile, suppongo.
Tutti questi ormoni hanno dunque il potere di modificare la percezione della realtà, veri e propri psicotropi “allucinogeni” endogeni, e di modificare la dimensione o la sensibilità delle zone erogene. Per chi ha conosciuto, d’improvviso, il piacere di avere un seno, non vorrebbe mai più perderlo! Senza contare questa delocalizzazione del piacere erogeno constatata con queste molecole. Mentre la coscienza dell’uomo sessuato si concentra interamente a livello di una piccola porzione della sua anatomia (i genitali), la coscienza femminile pare essere molto più ampia, molto più potenzialmente estatica perché tutto il corpo diventa erogeno. Prima di questi esperimenti pensavo a queste “povere donne” che non conoscevano la nostra mascolinità! Invece siamo piuttosto noi i poveri uomini ciechi e insensibili, frigidi sulla maggior parte del corpo eccetto lo scroto e il pene, a essere da compiangere!
In realtà, l’esperimento ci fa scoprire che, per molti punti, la coscienza femminile è AMPIAMENTE superiore alla coscienza maschile: percezione modificata della realtà interna o esterna, sensibilità erogena delocalizzata, capacità al piacere più intensa, più duratura, emozioni intensificate intellettualmente, eccetera. A quanto pare gli uomini sono menomati nel piacere.
Gli uomini vorrebbero che si inventasse una molecola della fregola (non impossibile) che dia alle donne esattamente il comportamento che li eccita: profonde lordosi, lamenti grida e sospiri, posizioni sottomesse. Piacevole, sì, ma così primitivo! Si potrebbe certamente creare una molecola della fregola prendendo, come esempio sperimentale, la fregola della gatta. Parlerò un’altra volta di questo argomento molto appassionante.
La coscienza MDMAizzata
L’MDMA è un socievolizzante, come il gamma-OH, ma più complesso. Non è un socievolizzante puro ma un socievolizzante “misto” ad attività pro e antiserotoninergica contemporaneamente. Contrariamente al gamma-OH, l’MDMA induce, oltre a una sensibilità intensificata alla sessualità, un “piacere scrotale” molto caratteristico. Il desiderio dell’altro può raggiungere la stessa intensità che con il gamma-OH. La coscienza “MDMAizzata” ricorda un misto della coscienza “gamma-ohata” e della coscienza “fluvoxaminata”, strano miscuglio di opposti!
Classificazione delle molecole che agiscono sulla sessualità
Gamma-OH: molecola socievolizzante e amorogena. Stimola la componente affettiva e immaginaria della sessualità.
Baclofene: molecola afrodisiaca che stimola il desiderio e le capacità copulatorie nell’uomo.
Psilocina: molecola orgasmogena in alcuni. Effetti sulla sessualità “simbolica”.
Yohimbina: afrodisiaco che stimola, specificamente, il desiderio e le motivazioni sessuali.
Captopril: anafrodisiaco che induce l’indifferenza sessuale e l’indifferenza in generale.
Oppiacei: anafrodisiaci che inducono l’indifferenza sessuale e il ritiro nella solitudine.
MDMA: molecola socievolizzante vicina al gamma-OH.
Ormoni: molecole che cambiano la percezione stessa della sessualità e danno una visione dell’altro.
Conclusioni: verso l’androginia perduta?
I Greci sostenevano che, in origine, gli uomini erano androgini e conoscevano pertanto la perfetta felicità in quanto erano un mondo in sé.
La mia esperienza delle variazioni di coscienza sessuale mi fa pensare che questo mito contiene una gran parte di verità. Se fossimo androgini, ma non ermafroditi, l’umanità ne sarebbe radicalmente trasformata e, soprattutto, avremmo questa sensazione di pienezza costante che si può provare nella coscienza psilocinica. Posso immaginare il piacere che vi sarebbe a essere insieme uomo e donna… splendido! Cocteau ne sarebbe molto felice, se potesse tornare in vita!
Claude Rifat, 1997

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