Giugno 2017
Giovedì 8: Univesità la Sapienza. Facoltà di Lettere e Filosofia, Aula IV, ore 17,30. Roma
Venerdì 9: Mondeggi Bene Comune. Fattoria senza padroni. Ore 18 incontro, a seguire cena benefit. Cuculia, via di Mondeggi 4, Grassina – Bagno a Ripoli (Firenze).
Domenica 11: Società Operaia del Mutuo Soccorso. Torre Pellice (Torino), ore 16. A seguire buffet
Lunedì 12: Circolo della Teppa. Saronno (Varese)
Gli apparecchi tecnologici si insinuano nelle nostre vite e colonizzano le nostre società a un ritmo inesorabile; oltre a rappresentare una minaccia per la salute degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente che li ospita, sono l’emblema e la materializzazione di una dipendenza assoluta da quelle altre macchine, meno rumorose ma altrettanto ostili, rappresentate dagli Stati con le loro istituzioni – scuole eserciti ospedali – e dall’economia capitalista con il suo modello di sfruttamento delle risorse e degli uomini.
Seppur vittime dell’illusione del migliore dei mondi tecnologicamente possibili, sono in tanti a nutrire dubbi atroci sulla bontà del progresso che ci troviamo a vivere, o che ci permette di sopravvivere, apparentemente senza reali alternative né possibilità di scelta. Eppure, aprirsi un varco in questa disastrosa realtà e sperimentare – o anche solo immaginare – una vita altra, diventa più di un’utopia.
Sono molte le persone che reputano assurdo, se non stupido, riflettere criticamente sulla validità di questa moltitudine di macchinari che ci circonda, diventata complessa a tal punto da spingere i governi del mondo a inserire lo status di robot nelle loro legislazioni; e che preferiscono concentrare le loro energie sulla riappropriazione – se mai fosse possibile – dei mezzi tecnologici, su un modo diverso di gestirle.
Altre, al contrario, ritengono assolutamente urgente fermarsi, riorganizzare le proprie vite e le proprie lotte in vista di un ritiro, progressivo o drastico a seconda dei casi, dalla dipendenza da tecnologie di per sé nocive, disumanizzanti, totalitarie.
C’è bisogno di un nuovo paradigma, una nuova visione, che dovrebbe comportare una radicale decentralizzazione, un allontanamento dal sistema mondiale che sta diventando sempre più integrante. Non una globalizzazione altra, nuovo slogan della sinistra, ma anti-globalizzazione basata su prospettive anti-autoritarie.
Proponiamo un dibattito su queste tematiche assieme a John Zerzan, filosofo anarchico statunitense, che da anni riflette sui mali degli individui e delle società, e suggerisce di trarre ispirazione da quelle popolazioni che, seppur ridotte al lumicino, ancora sopravvivono ai margini della Civiltà.