Nel 1995 i sommergibilisti, per la prima volta, vengono in contatto con i misteriosi navigatori di un mare a noi sconosciuto, ma non ignoto. Ce ne stavamo interessando da una decina d’anni; avevamo pubblicato Enciber che all’epoca, metà degli anni Ottanta, era passato quasi inosservato. Vi si parlava proprio di quella distesa informe, LA RETE, dove le gocce si chiamano bit e rilucono in pixel, i fogli di carta diventano file, la scrittura si personalizza con Arial o con Verdana e i sentimenti con un emoticon.
Abituati a muoverci nella carta, VHS, musicassette, l’idea che ci proponevano – solcare quel mare immateriale – c’inquietava non poco. Avvolta com’era in nebbie che pochi sapevano fendere, LA RETE era per noi una cosa alquanto misteriosa e ignoravamo completamente le basi della navigazione virtuale.
Loro ci avrebbero guidato nel porto assolutamente sconosciuto di un arcipelago che stavano progettando e di cui noi saremmo stati una parte: Isole nella Rete.
Isole è sempre stata speciale: sicurezza e privacy, nessun capo, nessun padrone, autogestione, nessun lavoro: solo impegno e responsabilità di tutti e di ognuno; frequentata da quanti apprezzano e condividono quei principi.
Così, con loro alla guida, siamo partiti e con noi molti altri. Ci hanno insegnato l’abc. Il primo sito di Nautilus sta fluttuando nella rete da 18 anni: l’aveva sostanzialmente fatto uno di questi magnifici marinai, Luc Pac; e ancor oggi Spasky, grande nostromo di lungocorso, ci da una mano.
Abbiamo imparato e siamo più preparati, abbastanza per tentare altre rotte; ora siamo in un altro porto forse più adatto per quei viaggi. Ci lasciamo Isole alle spalle portandoci appresso tutto il bagaglio di esperienze e di affetto che in quel porto abbiamo trovato.
Grazie e lunga vita a Isole nella Rete.
NAUTILUS 1 febbraio 2015