Come stanno cambiando i luoghi in cui abitiamo? Secondo quali logiche si trasformano le abitazioni private e gli spazi pubblici, chi ne trae vantaggio e soprattutto chi ne soffre le peggiori conseguenze?
Se ne discuterà alla Gelateria Popolare di via Mameli N°6 (Balôn)
Venerdì 17, ore 18
alla presentazione di “Smart City, la città radiosa nell’era digitale” di Jean Pierre Garnier
La promozione della Smart city da parte dei responsabili politici, ingegneri, urbanisti, architetti, sociologi e comunicatori vari non farà che spingere in avanti la disumanizzazione della vita sociale e dell’essere umano stesso. Anzi la smart city ne rappresenta il culmine: l’uomo-macchina nella sua “macchina per abitare”, nella città-macchina, in un mondo-macchina; l’uomo come insieme di dati numerici la cui “vita” è guidata da un algoritmo.
A Torino siamo nel bel mezzo di quest’operazione di normalizzazione dello spazio urbano per imporre un nuovo “ordine locale”. Il Balôn nè è l’ultimo esempio. L’obiettivo dichiarato è costruire una forma di “urbanità disciplinata”, dove al controllo del territorio si aggiunge quello del comportamento dei suoi abitanti.Le parole che usano per convincerci – inclusione, innovazione sociale, condivisione, trasporti efficenti, aria pulita, e chi più ne ha, più ne metta – sono belle e seducenti, ma sono e rimarranno lettera morta. Se non si mette in discussione la struttura della società contribuiranno solo ad accentuare la divisione tra ricchi e poveri.